Lezioni d’amore: le lettere di Pierre Bergé a Yves Saint Laurent.

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Questa notte ho letto un meraviglioso libro sull’amore.

Sono le lettere che Pierre Bergé ha scritto ad Yves Saint Laurent dopo la sua morte, avvenuta il 1 giugno 2008. Un omaggio all’uomo che ha amato ed alla incredibile vita condivisa per cinquant’anni, ma anche un modo per rielaborare il dolore della perdita e gli splendori e le miserie di una relazione a cui entrambi non fecero mancare niente, nel bene come nel male.

Quando Bergé conobbe Yves Saint Laurent questi aveva 21 anni e lavorava da Christian Dior. Non si sono mai più lasciati. Nel 1961 fondarono la loro casa di moda. «Tu ci metti il talento, al resto ci penso io» furono le parole di Bergé a Saint Laurent.

Perchè queste lettere sono un meraviglioso libro sull’amore? Perchè ne raccontano le luci e le ombre, senza timore del giudizio. Perchè è un amore che sa fino a che punto ci si può fare del male, si può fare del male all’altro, quanto può essere meraviglioso ed allo stesso tempo terrifico l’innamoramento. Perchè è un amore refrattario a qualunque forma di ipocrisia. Perchè è un amore che non teme la sincerità, si tiene alla larga dalle bugie.

Il mistero, si sa, è un’altra cosa: è un ingrediente, non solo un’omissione.

Perchè queste lettere parlano anche di sesso ed il sesso fu molto importante nella loro storia come nelle storie di tutti noi. Alla larga la pruderie. E come il sesso, fu importante la loro comune passione per l’arte (la loro collezione privata di 730 opere venne messa all’asta da Bergé un anno dopo la morte di Saint Laurent), per la musica, per i libri. Per il Marocco, soprattutto, dove acquistarono il Jardin Majorelle salvandolo dall’oblio e dalla distruzione e facendone il loro buen retiro. In Marocco Saint Laurent ideò alcune delle sue collezioni più importanti. Oggi vi si trova un bellissimo museo,  mentre a Parigi nella sede storica dell’azienda in Avenue Marceau si trovano il museo e la fondazione Pierre Bergè e Yves Saint Laurent creata nel 2004, due anni dopo il ritiro dalle scene dello stilista.

Perchè fu un amore fatto di luci abbaglianti e di ombre senza fine in cui entrambi si persero riuscendo sempre a ritrovarsi.

Un aneddoto: Coco Chanel corteggiò professionalmente a lungo Pierre Bergé perchè andasse a lavorare nella sua azienda. “Le propongo di lasciare una casa di moda francese per un impero”, gli disse. Ma Bergé declinò elegantemente l’invito mandando a Chanel mazzo di fiori bianchi ed un biglietto su cui scriveva che mai avrebbe potuto lasciare quella casa di moda francese costruita insieme all’uomo che amava.

E così come Bergé riconosce al suo compagno non solo l’immenso talento creativo ma l’espressione del puro genio che ha lasciato un segno indelebile nella storia della moda inventando il ready-to-wear (“Nessuno come te, nemmeno Dior, nemmeno Balenciaga”), allo stesso tempo esprime tutta la sua dolorosa impotenza nell’assistere alla caduta nell’oscurità autodistruttiva di Saint Laurent, fatta di droga, alcol, depressione. Un lento e lungo morire che precede l’agonia finale e definitiva, causata da un tumore al cervello.

Nonostante questo e nonostante le relazioni più o meno stabili con altri uomini, non furono mai in grado di lasciarsi davvero e definitivamente.

Bergè ricorda più di una volta nel libro (ed anche nell’orazione funebre che lesse il giorno della commemorazione dello stilista avvenuta un anno dopo la sua morte) che fu lui a chiudere gli occhi a Saint Laurent sul letto di morte. Gli occhi in cui si era specchiato per cinquant’anni.

Ecco, credo che la storia tra questi due uomini esprima al meglio cosa significhino le parole “nella buona e nella cattiva sorte” e “finchè morte non ci separi”: senza bisogno di celebrazioni, ufficializzazioni, contratti, proclami.

Perchè, alla fine, l’amore sta nei fatti.

©Maria Cristina Codecasa Conti

“My personal Yves is the man with whom I shared my life for fifty years, and whose eyes I closed a year ago. The man who honoured me with his trust, whom I helped accomplish his destiny. The man whom I would tell that nothing’s impossible, that one should believe in miracles and not listen to those who focus on negative aspects. By ignoring them, we were able to make our mad dreams a reality. And it took a little madness.”

Pierre Bergé

 

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