Letti e piaciuti: Franca Valeri, Il secolo della noia (Einaudi Editore)

Franca Valeri è una signora che non ha bisogno di presentazioni. Attrice, scrittrice, sceneggiatrice e regista teatrale, ha appena festeggiato, con discrezione (toh, la discrezione!), novantanove anni (una numero di questa entità va onorato scrivendolo per intero) lontano dai riflettori, dalle celebrazioni, dai birignano delle acclamazioni social. Il suo ultimo libro, pubblicato da Einaudi nella collana L’Arcipelago, si intitola “Il secolo della noia”. Il secolo della noia è proprio quello che stiamo vivendo, quel fantomatico Terzo Millennio che abbiamo aspettato con ansia, curiosità, paura, tra profezie e previsioni sbagliate o male interpretate, aspettandoci allo scoccare di quella fatidica mezzanotte un balzo in avanti nello spazio interstellare delle nostre aspettative che invece non è avvenuto. E infatti, diciamolo, che noia. Che noia, che barba, che noia (per citare un’altra grande signora dello spettacolo e della televisione italiana: Sandra Mondaini). Dall’alto dei suoi novantanove anni, Franca Valeri osserva questi nostri tempi non con lo snobismo di una delle sue più conosciute creature attorali (la signorina snob) ma con l’intelligenza di chi ha vissuto intensamente il passaggio tra questi due secoli così vicini e già così lontani. Dobbiamo certo concedere a questa signora la nostalgia di un’epoca in cui una cosa così importante come la comunicazione era affidata agli sguardi, alle parole pronunciate e scritte, non agli emoticon. Un’epoca in cui incontrarsi significava darsi appuntamento al caffè in piazza, non chattare sui gruppi WhatsApp. Un’epoca in cui si aveva poco, in alcuni casi niente (tutti quelli che, come Franca Valeri, hanno vissuto o stanno vivendo una guerra conoscono molto bene il significato di questa parola, niente) eppure dal niente e col niente si costruiva: case, sogni, imprese. Ricordate il Made in Italy che tutto il mondo ci invidia? Beh, è stata questa cosa qua. Un’epoca in cui la noia era quello spazio sospeso fondamentale per la scoperta, l’intuizione, l’immaginazione, non quel vuoto di cui si ha tanta, troppa paura, abituati come siamo ad una connessione virtuale perenne che ci sazia ma non ci nutre. Un’epoca in cui si aveva ancora fame di Maestri, non si umiliavano gli insegnanti dei nostri figli colpevoli (gli insegnanti) di fare il loro mestiere e cioè insegnare. Un’epoca in cui i genitori erano ancora genitori consapevoli del loro ruolo, a volte scomodo, a volte antipatico, aperto ad ogni possibile forma di (futura) contestazione dei loro figli e non fluidi ed incerti complici, amici, compagni di merenda e di giochi con il terrore di essere autorevoli, incapaci di esercitare con fermezza il loro ruolo di educatori, incuranti del bisogno che figli, ragazzi, giovani hanno di regole, limiti, frustrazioni, sconfitte. Su queste e con queste si cresce. Franca Valeri è troppo intelligente per suggerire miracolose ricette o rimedi. Ma una cosa da lei la possiamo senz’altro imparare: usare l’ironia come strumento per maneggiare questa realtà complessa, questo secolo che ci aveva promesso di semplificare la vita, di rendercela più smart ed invece ha mischiato le carte in tavola, ha rubato molte promesse. L’ironia, quella capacità di sorridere di sé stessi e quindi del mondo, quello strumento fondamentale per prendere le giuste distanze da sé e guardarsi come se osservassimo il mondo con un cannocchiale al rovescio. E allora questa distanza ci fa vedere ciò che siamo davvero (lillipuziani), i nostri dettagli a volte irritanti, le goffaggini, le false credenze (e il cielo sa quanti avrebbero davvero bisogno di guardarsi dal lato sbagliato del cannocchiale). Ed è proprio per questo motivo che mi è piaciuto e consiglio di leggere il libro di Franca Valeri: perché questa signora così intelligente, così colta, talentuosa e riservata, dell’ironia è stata ed è indiscussa Maestra.

(c) Maria Cristina Codecasa Conti

Franca Valeri
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