Antoine, professore di storia dell’arte, è un convinto sostenitore del potere curativo della Bellezza. Ed è per questa ragione che, all’indomani della fine dolorosa della sua lunga storia d’amore con la storica fidanzata, abbandona tutto (professione, città, famiglia) per rifugiarsi nell’unico luogo dove ha senso per lui stare in quel momento: un museo. E’ al Museo d’Orsay a Parigi, infatti, che Antoine, nelle sue nuove vesti di custode di sala (ma come, proprio lui? il Professore?), cercherà conforto nelle opere di Cézanne, Monet, Rodin – al riparo da occhi familiari. Ma sono proprio gli occhi della giovanissima Camille, occhi pieni di talento e disperazione, quelli che Antoine non riesce a dimenticare. Camille, allieva di Antoine all’Accademia, ha un enorme talento artistico riconosciuto da tutti, vive per dipingere e dare forma ad una vena creativa innata e potente. Allo stesso tempo, deve però combattere contro un dolore che la divora, un trauma che le ha cambiato la vita, anzi, di più: gliela sta spegnendo. Antoine e Camille sono due creature che si incontrano sul ciglio di un grande abisso, si riconoscono nel rispettivo dolore e sono entrambi intimamente consapevoli del valore catartico dell’Arte, sebbene da due punti di vista diversi. Se per tutti e due sarà questa la salvezza non sarò certo io a rivelarlo, rovinando il gusto di leggere fino in fondo (tutto d’un fiato) questa storia che mi è piaciuta moltissimo.
Non avevo mai letto prima un libro di David Foenkinos e forse non è un caso che io abbia iniziato a conoscerlo da questo suo ultimo romanzo, “Verso la bellezza” (Solferino Editore). Dico non è un caso perchè ho sempre creduto fortemente nel valore terapeutico della Bellezza. Nei momenti più difficili della mia vita, non ho mai rinunciato ad andare a vedere una mostra, a leggere un bel libro, a fare una passeggiata al parco col mio cane, a contemplare un quadro, ad ammirare un vaso fiorito sul davanzale di una finestra o la luce struggente di un tramonto alla fine di una giornata. Perchè tutte queste cose fanno bene, bene all’anima. Ed un’anima accudita, coccolata, nutrita con la Bellezza è più forte ed in grado di sostenere un corpo od una mente che stanno attraversando momenti difficili. Sono convinta (anche se non ho gli strumenti culturali e scientifici per poterlo dimostrare) che lo spettacolo del Bello produca sostanze chimiche che fanno bene al nostro fisico. Un po’ come le endorfine che produciamo dopo una attività fisica. E’ una magia nella quale occorre avere fiducia, perchè se non sarà un quadro di Monet a risolvere i nostri problemi o ad asciugare le nostre lacrime, una cosa importante l’avrà fatta comunque: i nostri occhi ed il nostro cuore avranno trovato conforto nella Bellezza dei suoi paesaggi, dei suoi colori, delle sue ninfee.
(c) Maria Cristina Codecasa Conti

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