Cani e vacanze: a che punto siamo?

Da quando ho un cane le vacanze vengono felicemente organizzate in funzione della sua presenza con l’obiettivo che, se possibile, sia una vacanza anche per lei (è una femmina). In Italia il grosso problema secondo me è ancora andare al mare. A me è SEMPRE successo di contattare con largo anticipo un albergo, chiedere se era possibile portare un cane (ovviamente sai che devi pagare, neanche lo domandi più), cercando sempre posti immersi nella natura dove potere fare passeggiate, chiedendo un sacco di informazioni prima, per poi regolarmente beccare delle fregature (anche in posti a 5 stelle e più). Per fregatura intendo che tu arrivi in albergo e scopri che, nonostante le false rassicurazioni iniziali, il cane fondamentalmente dovrebbe starsene chiuso in una stanza tutto il giorno o quasi. Molti poi all’ultimo ti dicono che no, la spiaggia meglio di no: scusa, ma se sono venuta al mare col mio cane do per scontato che posso portarmelo in spiaggia, altrimenti andavo nel Trentino. Poi ci sono quelli che ti dicono: spiaggia si ma lo tieni legato sotto all’ombrellone (che di solito, sapendo che hai un cane, ti hanno piazzato tra le nasse dei pescatori messe ad asciugare e l’angolo di raccolta differenziata dell’umido). Ma abbiamo un attimo in mente un cane che deve stare legato 8 ore sotto un ombrellone? Mi sono fatta l’idea che per molti (non tutti, certo) posti i cani sono in realtà solo un gran business a livello di soldi (ci sono strutture dove ti chiedono più di 20 euro al giorno e manco ti danno la ciotola per l’acqua) ma poi in realtà queste bestie devono stare confinate, il più possibile lontano da tutti. Se decidi come albergo di accogliere animali (facendoti pagare) DEVI: prevedere una zona pranzo/cena dove cani e padroni possano stare assieme (ci sono cani che non riescono a stare da soli in una stanza e potrebbero creare problemi – chi ha i cani lo sa), riservare zone di spiaggia/battigia a cani e padroni dotandole dei necessari servizi (acqua, ciotole, sacchetti etc), stabilire orari in cui cani e padroni possono passeggiare sulla battigia (es. se io alle 6.30 am vado a fare due passi in spiaggia quando ancora tutti dormono non dovete rompermi le scatole), in alternativa pensare a delle aree riservate agli animali per delle sgambate che non siano dei piccoli lager e magari dotarsi di dog sitter se per esempio tu devi andare a visitare un museo e non lo puoi portare con te. Il caso limite per me è stato questo: decido di andare in Puglia, scelgo il posto, chiamo e scrivo non so quante mail, mi dicono stai tranquilla  siamo in mezzo ad una riserva naturale, cani liberi tranquilli, no problem per la camera, non problem per la spiaggia, siamo tutti amanti dei cani etc etc. Parto in macchina da Milano, mi faccio i miei 1000 e un tot di km, arrivo e alla reception mi accoglie una deliziosa signorina che mi dice “Le dico subito che il cane dovrà rimanere in camera”. Non ci ho visto più, ho minacciato avvocati, denunce per frode, ho detto al direttore che erano dei filibustieri, insomma ho fatto un gran casino – di casi così purtroppo ne ho sentiti tanti. Vai in una spiaggia libera, tu dirai. Mica facile neanche li. Ogni regione stabilisce quali sono le zone di spiaggia libera in cui si può andare, ma con criteri discutibili per non dire poco intelligenti. Cioè non sempre in punti strategicamente vicini ad alberghi o campeggi. Ci sono casi in cui devi macinarti dei bei chilometri per raggiungere uno di questi posti: ti passa la poesia. Quindi: se come struttura alberghiera dici si agli animali, dici davvero SI e non li gestisci come se fossero un trolley che devi parcheggiare in un angolo (parcheggio salato, ribadisco). Altrimenti dici NO e io decido che col mio cane andrò al mare sempre fuori stagione oppure in camper o tenda nelle zone più wild della penisola, non di sicuro in albergo: risparmio, non c’è casino, e soprattutto ci facciamo, io e il mio cane, una vacanza vera.

NB: è ovvio che esiste quella cosa che si chiama buon senso (o educazione ) per cui io per prima evito situazioni che potrebbero creare problemi, non ho mai voluto imporre il mio cane a nessuno e sono ultra rispettosa delle regole. Giro sempre con museruola, sacchettini e documenti. Ma qui il discorso è un altro, cioè non usare il tranello di dichiararti dog free alla cacchio se poi in realtà non è così. Rimangono grandi divari organizzativi e culturali tra regioni diverse.

Altro NB: massimo rispetto per chi non ama i cani, massimo rispetto per chi non ama i bambini. Che ognuno faccia le sue scelte, non mi interessa. Trovo che esista invece un denominatore comune tra cani e bambini (non me ne vogliano le mamme, e comunque per me gli animali domestici sono parte integrante della famiglia): la necessità di educazione. Bambini che urlano al tavolo di fianco al mio mentre pranzo sono più fastidiosi di un labrador sonnacchioso che aspetta sotto il tavolo che i suoi padroni abbiano finito la pizza. È una considerazione che può non piacere, che molti riterranno politicamente scorretta (e comunque si, io sono politicamente scorrettissima) ma che fanno in molti (e che hanno iniziato a fare molte strutture ricettive, con successo) e che pone il tema della cultura del rispetto dell’altro, del rispetto di una convivenza civile, della imprescindibile necessità di mettere da parte questo iperbolico IO per imparare (e insegnare) che esiste anche un NOI. Altre persone che come noi hanno uguali diritti e doveri, gli animali, la natura e il mondo (tutto ma proprio tutto) intorno a noi.

(C) testo e foto Maria Cristina Codecasa Conti

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