Che cosa non ha fatto, la guerra, ai sognatori.
Credo sia questa una delle frasi che riassume al meglio il senso del magnifico romanzo di Anthony Doerr “Tutta la luce che non vediamo” (BUR Contemporanea), vincitore, non a caso, del Premio Pulitzer per la Letteratura 2015 (il romanzo è stato anche un bestseller del New York Times che lo ha inserito nella top ten dei libri pubblicati nel 2014). Incredibile come un americano di Cleveland, Ohio, sia riuscito a scrivere un romanzo così profondamente europeo, ma forse sono proprio questi il talento degli scrittori veri e la magia delle storie. Ambientata tra la Francia e la Germania durante la Seconda Guerra Mondiale, Doerr racconta la storia ed il destino incrociato di Marie-Laure, parigina e partigiana, e Werner, bambino soldato della Wehrmacht. Due vittime inconsapevoli, innocenti e coraggiose di quanto ci può essere di più inutile e mostruoso, la guerra. Marie-Laure è cieca e per questo potrebbe essere considerata una bambina sfortunata se non fosse per il fatto che ha un padre meraviglioso, primo fabbro di serrature del Museo nazionale di storia naturale di Parigi, che le dà quotidiane lezioni di coraggio ed autonomia insegnandole, attraverso maquette in legno della città, a camminare in strada da sola ed a trovare la strada per tornare a casa, regalandole i libri in braille di Jules Verne ed inventando per lei dei giocattoli in legno che devono stimolare la sua intelligenza ed il suo intuito. Werner vive con sua sorella in un orfanotrofio nella regione delle miniere di carbone dello Zollverein Essen, nel Land della Renania Settentrionale-Vestfalia. I ragazzini come lui a quindici anni sono destinati a diventare dei minatori, ma Werner ha un talento innato per costruire e riparare radio, strumento fondamentale durante il conflitto bellico ed è grazie a questo talento che entrerà nella Gioventù hitleriana e da lì nella Wehrmacht. Ma essere un giovane soldato del Führer non significa accettare gli orrori del nazismo ed essere cieca non significa essere priva delle possibilità e degli strumenti per affrontare con coraggio il proprio destino, per quanto orribile, inaccettabile e doloroso possa essere. Non saranno solo le ragioni spietate della guerra a fare incrociare i destini dei due protagonisti. Sarà infatti grazie all’invisibile in cui viviamo tutti i giorni inconsapevoli che Marie-Laure e Werner si incontreranno nella roccaforte corsara di Saint Malo: le onde radio invisibili che portano musica, voci, mondi nelle case ed alimentano la nostra immaginazione – certo. Ma soprattutto il coraggio, l’amore e la capacità di sognare, pur davanti all’orrore. La guerra non può e non potrà mai spegnere l’incanto per un tramonto, per il canto di un pettirosso, per il mondo misterioso racchiuso in una conchiglia marina.
La vita è più forte.
(c) Maria Cristina Codecasa Conti

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