Ho visto pochi giorni fa il film di Tom Hooper “The Danish Girl” con Eddie Redmayne e Alicia Vikander. Il film è ambientato negli anni ’20 a Copenhagen e racconta la storia di una coppia di giovani artisti, pittori, lei si chiama Gerda e lui Eimer. Il regista inglese ci accompagna lentamente, attraverso delle immagini suggestive, in una storia d’amore, di coraggio e di sofferenza. Non è una storia d’amore zuccherosa, l’argomento è forte e difficile, è tratto dal libro di David Ebershoff, che racconta a sua volta la storia di Lili Elbe, la prima persona nella storia a essere identificata come transessuale e a sottoporsi a un intervento chirurgico di riassegnazione sessuale.
Il film incanta da subito per la fotografia, gli interni, i primi piani, le scenografie ed i paesaggi nordici. Gli attori sono entrambi bravissimi, sui loro visi traspaiono tutte le emozioni di una storia così complessa.
Ma non è un film fatto solo di belle immagini.
E’ un film che fa pensare all’amore, quello con la A maiuscola, che vuole il bene dell’altro prima di tutto, un amore che non mira al possesso ma lascia liberi e permette la separazione, la fedeltà a se stessi.
L’arte gioca un ruolo importante nella storia: all’inizio del film lui è un pittore affermato e la moglie è in cerca di successo, ma poi succede che attraverso un ritratto che Gerda fa a Eimer/Lily avviene un cambiamento, una metamorfosi. Il vedersi ritratto dalla moglie da a Eimer/Lili il coraggio di intraprendere un cambiamento. L’arte diventa uno specchio per il sè.
“Cosa ho fatto per meritarmi tanto amore?” dice il marito Eimer/Lily alla moglie ad un certo punto.
C’è amore e desiderio di comprendersi e complicità fra i due, coraggio e onestà verso se stessi e verso gli altri, impossibile non restarne catturati, ammaliati e contaminati.
©Melania Cavalli
Cosa: The Danish Girl, film del 2015 diretto da Tom Hooper, tratto dal romanzo La danese (The Danish Girl) di David Ebershoff: la storia di Gerda Wegener e Einar Mogens Andreas Wegener alias Lili Elbe, il primo transgender della storia.
Perchè: per raccontare il valore terapeutico dell’arte che ci disvela a noi stessi.
Le Troisième Songe RINGRAZIA Melania Cavalli per il suo contributo.
Col cuore.
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